Sperella

LiveArtena,  Artena, Roma, 2022


Conche di rame locali, sale, luci neon
Nel 1557, a seguito di un lungo assedio e una cruenta battaglia, Papa Paolo IV condannò Artena ad una sorte crudele: essere rasa al suolo, incendiata, e seminata col sale. Allo spargimento del sale sulle rovine del paese si accompagnò anche un editto papale, che costrinse gli abitanti della città ad una esclusione sociale lunga secoli.

La storia di Artena è da sempre caratterizzata da forti oscillazioni tra momenti bui e periodi di rinascita socio-economica, in una progressione temporale che richiama un andamento ondoso. A quest’ultimo si rifanno le conche di rame, tradizionalmente usate dalle donne (di Artena e del mondo) per portare l’acqua su e giù dalle fonti pubbliche alle loro case, in un duro lavoro di cura storicamente invisibilizzato.

All’interno delle conche, sale grosso, elemento ad alto contenuto simbolico allo stesso tempo sinonimo di distruzione e devastazione (come per Cartagine, o Artena) ma anche di purificazione, rinnovamento e buon auspicio. Il sale è un ulteriore rimando al mare, al sogno irraggiungibile che valica confini e orizzonti geografici.

“Sperella” è un termine del dialetto Artenese che rimanda sia all’idea di una piccola quantità (‘na sperella di sale) che a un piccolo raggio di sole, indicando così, in senso più ampio, un principio di speranza.

Conche di rame locali, sale, luci neon